I corti - LA MUGNAIA
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- Pubblicato Martedì, 21 Luglio 2020 19:12
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LA MUGNAIA
Sallo lo munno che chi a molino vae tanto lolla che farina trae. Tanto di polva è la vita de la mugnaia et de qualunche omo o donna c’egli viva – qualunche vita. Et qui è di bianco vestito qualunche s’adagia, s’aspetti macina a torre o rechi grano a macinare. Se tu pensi che li visi de le signore, ne la cittade, bianchi similemente ma tratti di biacca et altre diavolerie si sia, lo riso smorca da che le signore spendano danai nel bianco e, nel medesimo bianco, le mugnaie fanno spendere altrui! Per lo vero, ove la chiarità fittizia de la pelle delle donne fia grande bellezza, la mugnaia fia fra le tutte quante la più bellissima che non costuma di trucchi et inganni ma de la più divina de le manne che lo Dio dona all’omo – e tale manna è lo grano e la farina che se ne trae.
Se tu poi vuo’ saper el motivo di che allo bindolo vi stia l’asino anzi che mulo o bove, dicerolti con l’osservare la natura de li omini e de le bestie. Però che lo mulo gli è testardo et alle volte si punta e non sé vuol piue movere di girare a tondo e non si sa motivo poi che ello non sa contarlo essendo privato di favella. Come cert’omini che s’appuntano di non fare certe faccende loro né ne dicono alcunché motivo quasi essi stessi puro fossero di favella privi. Lo vero è che l’omo che s’appunta non conta non già poiché contar non sappia o non possa ma poiché lo si vergogna e vergognando tace. Sì che tali uni sono come lo mulo loro che lor carro trae al molino colmo di grano per farne farina e s’appuntano nell’attesa della macina et in tale attesa si divagano et tutto lo jorno stanno in appuntare – or mirando lo bindolo che gira sulla macina come la lor mente intorno a niente, or mirando certe sottane di tanta polve di bianchezza.
Lo bove è tale in vece di colui che non sa dare la volta ai passi e sempre dirizzando vanne e per farlo girare a mo’ che il bindolo abbia funzione sopra la macina sempre il mugnaio con la verghetta lo stimoli dimolto sul davanti. Poi ché ottimo è il bove supra lo campo per l’arare – ché diritto il solco s’ha da fare – similmente vano è al bindolo che ha da girare.
Poi non si sa de lo intendimento de le bestie, se mulo e bove intendano che tutto quello girare a loro pare a voto da che non vedono l’utile di tutto quello girare e faticare per movere una rota di che non vedano la fine, lo scopo. Per lo vero m’appare che mulo e bove sieno troppo filosofi et di fino intelletto da farsi domande su lo utile del loro caminar fatigando e per di più tutto in tondo ne lo quale non vi è principio di partenza né fine di arrivo.
Per me meglio è lo asino da che non fa filosofia sopra a la fatica e all’infinito de lo cerchio e non s’ha dubbio sopra la sua vita che quando è vecchia e non più bona da lavoro finisce ne la pentola sul foco e si condisce la polenda. Meglio è lo asino che non s’appunta e volta anche quando va diritto perché legato a stanga di bindolo e lui crede sé andare retto e niente s’appunta e niente si lamenta e niente verga l’abbisogna: solo l’avena da magnare e la agua da bevere. Santo animale l’asino, punto filosofo e tutto bianco di polva che niente cura di grano che non ha misura né di lolla che ne fa mistura per lo suo e nostro poero campare.