Partenza
- sella il cavallo , devo partire
- bene signore, per andare dove?
- lontano, molto lontano, lontano...
- quante provviste, signore?
- nessuna, il viaggio è tanto lungo che dovrò trovarmi per strada il nutrimento, per arrivare al termine
- ma qual’è la meta, signore?
- via da qui...
Via da qui, via da qui...
Uno fra i molti,
mistero
di tutti
Piangeva
pregustando alla bisogna
nostalgia, mancanza
Nessuna mercanzia nella bisaccia
ma, riflessa dallo specchio,
la faccia di chi dispera
Passò la curva, l’orizzonte
senza lasciare traccia
“partenza”
ce l’aveva scritto in fronte
E’ per fuggire che si parte
una sera a primavere
verso il mirabolante mistero della notte,
per non vedere oltre le carte
che nascondiamo in mano,
verso rotte impensate
dove poter essere
ciò che davvero siamo
per non guardare
la ragnatela dell’inganno in cui viviamo
andare è esser ciechi all’usuale immondo
se manca uno non sarà certo il finimondo
nessuno che senta la mancanza
....via.... L’assoluta essenza
della tragedia che nominiamo essenza
o soltanto vista
c’è sempre un’altra pista
c’è sempre un’altra pista
dopo una partenza
La mancanza
Non vi mancava niente
né il sole né la pioggia
niente
né i libri né la penna
niente
né il mare né la spiaggia
niente
né la slitta né la renna
Non vi mancava niente
né la strada di campagna
né la settimana bianca
niente
né il fresco di montagna
né l’impegno che vi stanca
niente.
Non vi mancava niente
né il tempo né il viaggio
niente
né il sogno né il coraggio
niente
né il miraggio nella fede
niente
né lo schema né la rete
niente.
Non vi mancava niente
né l’adolescente marginale
né l’ambito familiare
né l’interposizione radicale
né l’altra faccia dell’affare.
non vi mancava niente
né la personalità schizoide
né il delinquente attivo
niente
ne il paranoide
ne il paraviolento asociale
niente
non vi mancava niente
ne visioni di conforto
nell’ingegno della banca
niente
fra quello che va storto
e la calma che vi manca
niente.............niente.............niente.........
nun te mancava nient, ma s’ì propr nu sament’!
Elenco asserragliato di visioni
Elenco asserragliato di visioni:
mostre, pitture, televisioni.
Ingolfamento di sguardi:
puntuali ritardi.
Vuoto di significati:
ozono, persuasioni, impensati
segnali colorati, obbedienze, obiezioni.
eccezione:
infrazione, punizione.
Vedi questo, non quello:
non il brutto, solo il bello.
E’ con l’occhio che debello
il pensiero.
E’ vero
solo quello che si vede.
Mistero della fede
nel capitale.
Comprendere è male!
eccezione:
infrazione, punizione
povertà
Occhi per non pensare
Siamo l’occhio che guarda e non vede
disperato ogni senso alla bisogna
si tende e non ode
richiami d’oltremondo
sente solo emozioni
e sciami di persuasioni.
Potremmo essere felici
senza i sensi che nessuno chiede.
Benefici degli occhi
guardare e non comprendere.
Niente che pensi
ha davvero importanza da vendere
Vedere
come guardiamo oggi
spettacolo di mondo
senza sapere
niente
inganno
come il gusto
di chi fumi ad occhi chiusi
o preghi a mani giunte.
Illusi appena dal sembrare
che guardare sia vedere
e vedere sia comprendere.
La vista è ben altro che occhi
è intelligenza
Ma siamo tutti sciocchi
e siamo felici solo senza
l’essenziale che potremmo chiamare
felicità, pensiero sensibili alla morte.
Uno solo tra tutti: lo sguardo.
Olfatto, tatto, udito, gusto
- nulla di questo
pensiamo che sia giusto.
Visto l’oggetto
lo pensiamo vero,
senza difetto.
Guardato il tetto
non lo pensiamo affatto
l’appartamento.
Occhi per non pensare
- frammento di persuasione
che serve ad amare
e esaltare l’emozione
senza l’intelligenza.
Dello sguardo
non possiamo fare senza.
Di tutto il resto è certo
che anche il ritardo
non può celare il deserto
della civiltà, della vita
della mancanza di libertà.
Fabbrica del mondo
Fabbrica di mondo appesa all’amo
- smeriglio, comunicazione, adesso
t’amo nel tuo nascondimento.
Riducilo al sesso, se capisci meglio,
ma resta fabbrica di mondo insano.
Falla in pantofole la tiritera,
ma resta fabbrica di mondo, altera
Ognuno col suo pezzo sotto il braccio,
ognuno a spasso con un fagottello,
ognuno con un cruccio od un contento.
E tutti questi pezzi lasciati a riposare
danno un bel quadro, un grosso e bel difetto,
una visione d’insieme d’imperfetto,
uscito dalla fabbrica del mondo
che ognuno tiene in mano.
Chi se ne vanta e chi ce n’ ha vergogna
chi pulisce, chi sporca, chi scalogna,
chi tace e chi si lagna,
chi tende un filo da funambolo
e vi passeggia dall’uno all’ altro punto
d’un miracolo
Tutta la varietà s’è messa in fila
alla catena di montaggio
tutta l’umanità ha il suo miraggio
è tutta questa roba che va via:
la fabbrica del mondo e così sia
Luce chimerica
Avanza.
Pacato, silenzioso, affamato, avanza.
A volte ripido, tortuoso
altre meno arduo,
ma sempre avanti.
Dietro non resta che il fumo e la polvere,
intossicando ricordi
dissolvendo giovinezze
prosciugando speranze.
Raschiare il tempo
ennesimo traditore,
mentre un silenzio squarcia il brusio
di sogni ingialliti
dei loro fili spezzati.
Rompere due lancette non basta
a cancellare la scia,
tutto è cambiato
persino il telefono,
mi affaccio all’inverno
strappando l’ultimo brandello di carne,
due pupille dilatate e un solo richiamo:
il suono di questa spiaggia
che non è mai esistita.
non è mai esistita
Nibbio
Camminare sulla terra
verso casa, a capo basso.
Sprofondare nella terra
passo dopo passo.
Seguitare il pio pensiero
che domani sia più bello,
che un giorno sia più vero.
Sprofondare nell’avello:
“PER ME SI VA NELLA CITTA’ DOLENTE
PER ME SI VA NELL’ETTERNO DOLORE
PER ME SI VA TRA LA PERDUTA GENTE
GIUSTIZIA MOSSE IL MIO ALTO FATTORE
FECEMI LA DIVINA PODESTATE
LA SOMMA SAPIENZA E IL PRIMO AMORE
DINANZI A ME NON FUR COSE CREATE
SE NON ETTERNE E IO ETERNO DURO
PERDETE OGNI SPERANZA O VOI CH’ENTRATE”
Semplicemente come respirare
lo sguardo vede avanti
a altezza d’uomo, vede andare
gente disperata, amanti.
Semplicemente come camminare
alzarsi da terra, volare
con occhi di Nibbio o Falco
andarsene via, andare.
Lo sguardo vede azzurro, nubi
uomini dal cielo come topi
nella città topaia
popoli senza scopi.
Aquila, Nibbio, Falco
libertà dell’etterno volo
ti guardi intorno
e sei rimasto solo
Quattro gocce di diluvio
Stamane han piovuto quattro gocce;
una per il rospo, una pel lumaccio,
una per la iena e l’altra per l’abbraccio.
Il rospo che lento attraversa,
La lumaca che lenta imperversa
La iena che fiuta l’aria terza,
l’abbraccio per una donna persa.
Niente da salvare al diluvio,
alla fine dei conti. Nessun effluvio
Anche Noè è distratto
e il legno per l’arca
è ancora albero.
Ma chi fu, per darci lo sfratto,
quel dio che fece una barca
per tutte le bestie?
Sembra n’abbia perduta qualcuna
per strada - testimonia Darwin.
Non ci fu neanche un condominio
ribelle al padrone sfrattatore:
al massimo un genio
che inventò il trattore
Una sconosciuta
no so explicarme, que pasò
però de ti me enamore
Che colore strano
i tuoi capelli sul sorriso
e la mano
accanto al viso
accarezzare il lobo dell’orecchio.
Ah, il paradiso dello specchio
che tutti i giorni guarda!
fuoeron tu ojos
o tu boca
fueron tu labios
o tu voz
Tre pomeriggi netti
e due notti di portento:
un’alba sotto il vento,
un tramonto sui soffitti.
Una mezzaluna di paesaggio
che fu troppo veloce
e troppo stretto il passaggio
Stilla per stilla i giorni,
l’immancabile tempo,
la sibilla indovina
e il lampo oltre il pensiero.
Qualcosa era il prima
altra la perfezione
- ombra di velo nero e cielo scuro -,
.
altra la rima
L’imperfetto rilancia
al tavolo da gioco
ma è bassa la cifra,
il piatto poco.
Nulla è più sicuro
che vivere nel futuro.
Apri la porta
Apri la porta
oltre la quale
l’atomo a scorta
del male.
Orrore di tutto,
giorno in testa, animale
notturno.
Manca la chiave
- apri la porta
prima ch’altro erompa
e la trave
schianti il fucile,
prima che si rompa
oltre ogni dire
la bomba.
Pace, calma:
mai disarma
lo scorrere intenso, il fluire
non della vita, non del pensiero
- essere incapaci a dire!
Arde la fiamma:
non questo è il momento
della pace, della calma
- in altre direzioni il centro
L’arco si tende, il muscolo gongola.
Ora la mente
è lattiginosa come nella vongola
la carne dentro al guscio
Niente
Chiami la mamma
e nessuno risponde,
nessuna pace, alcuna calma.
Si diffonde
sempre + spesso
il malessere, lo stesso
senso + suono,
l’uguale tuono
che udiamo ovunque.
Al dunque
nulla è + vero;
fumiamoci una canna,
fermiamo il pensiero
senza pace, senza calma
Trucco e inganno
Tutto è trucco e tutto è inganno:
teso ad asciugare il panno
nasconde il nascondibile.
Tutto lo scibile è insufficiente
a scoprire il fulcro
dell’ esistenza.
Giriamo a vuoto di pazienza.
Più si scansa l’equivoco
e più ìmpera il caos.
L’univoco
sembra in un unico modo
e invece è solo un granello nel brodo
che chiamiamo vita.
Fra un arrivo ed una dipartita
nuotiamo sotto apnea
senza uscirne vivi
La livrea del cameriere
tiene appena insieme il dente
con l’alluce del piede
Non si trova il trucco con l’inganno
e tutto questo lambiccarsi è vita, affanno.
Cortocircuito
Occhi si chiudono:
cortocircuito!
Cielo e terra il medesimo orizzonte
fra occhi e cervello
solo la fronte.
Carni e macello.
Mani e udito un solo nulla
il futuro una fanfulla
il passato una fanciulla
il presente ci maciulla.
Cortocircuito dei sensi
non si capisce niente
per quanto ci si pensi
occhi si chiudono
cortocircuito
Anna passami la canna
Morte nel cuore
morte nel cuore
unghie disseccate al sole d’aprile
mai io...
OHMMMMMM
passami la canna
passami la canna
passami la canna
Anna
“¿hola, ma porque usted no tiene la hinta de securidad?”
hea hea hea heo
Mario
passami il calendario
passami il tonno
Nonno
Renata
passami l’orzata
Antonio
Passami il pinzimonio
passami il fagiano
Adriano